Sai come meditare? Parte Seconda

Questo articolo è la prosecuzione dell’argomento Sai come meditare?
Nella Parte Prima abbiamo compreso qualcosa sulla teoria della meditazione e l’abbiamo anche collegata all’esperienza più vicina alla cultura religiosa occidentale.

Spesso non si inventa niente di nuovo nella sostanza, ma sicuramente può essere nuovo nella forma.

Conoscenze differenti, a volte dal sapore esotico, ci permettono di integrare l’universale con modi nuovi e liberi da pre-condizionamenti; io stessa li utilizzo quando ad esempio faccio i corsi sui Cakra, le ruote energetiche descritte nel sistema medico-filosofico indiano.

Questo perché i Cakra sono simboli che rappresentano energie ed archetipi non solo dell’induismo o dell’oriente ma, come scriveva Carl Gustav Jung, psichiatra, psicanalista, filosofo e antropologo svizzero (1875-1961), anche del nostro inconscio collettivo.

Ho sentito la necessità di condividere questo aspetto più spirituale, nella Parte Prima, perché a volte estrapolare una pratica dal contesto etico in cui è nata può renderla più sfruttabile commercialmente, ma meno completa umanamente e spiritualmente.

La pratica

Escludendo la parte in cui abbandoni la tua famiglia e abbracci la vita francescana 😀 cosa puoi fare per iniziare subito per percorrere questa strada?
Se per coltivare e raggiungere lo stato di coscienza meditativa sono necessari l’osservazione e la concentrazione (primo stadio) puoi cominciare allenandoti al silenzio, ma inizialmente puoi farlo anche senza necessariamente sederti a gambe incrociate sul pavimento!

Apro una parentesi per una cosa spesso sottovalutata e cioè l’osservazione della tua relazione con il silenzio OGGI.

Esistono degli aspetti del quotidiano che potresti cominciare ad osservare:

  • sei una persona che ascolta tutto il giorno musica con gli auricolari?
  • mentre cucini hai bisogno di accendere la TV per “avere compagnia”?
  • quando rientri a casa dal lavoro, cos’è la prima cosa che fai?
  • sai andare in giro in macchina senza accendere la radio?
  • riesci a stare in silenzio mentre qualcuno ti parla, o devi per forza dire la tua?
  • se qualcuno fa una pausa nel discorso, tu senti il bisogno immediato di riempire quel silenzio? Ti senti imbarazzata/o altrimenti?

Ti vorrei suggerire che forse è arrivato il momento di prendere coscienza non solo  dell’inquinamento acustico a cui ci sottoponiamo volontariamente, ma anche di una sorta di timore e imbarazzo che proviamo spesso a stare nel silenzio.

I 4 PILASTRI DELLA MEDITAZIONE

Quelli che per me sono i pilastri necessari per coltivare il silenzio/meditazione sono:

Qualità A.R.P.A.

ARPA è l’ acronimo che mi è stato insegnato durante il Corso Base di Focusing dalla mia Trainer. Sono necessarie quando portiamo l’ascolto verso la nostra interiorità: Accoglienza, Rispetto, Pazienza, Accettazione.

Se te ne rammenterai quando starai nel silenzio, eviterai di  bloccare l’osservazione con giudizi, paragoni, deduzioni, conoscenze, vissuti o altro e la mente principiante che occorre potrà attivarsi.

Gli ‘oggetti’ della meditazione

Passiamo agli “oggetti” da osservare, quelli che ti occorrono per poter concentrare l’attenzione e quindi dare una direzione alla mente che altrimenti saltellerebbe da un pensiero all’altro come una scimmietta dispettosa.

A questo proposito si aprono differenti opzioni che hanno tutte come premessa il fatto che l’oggetto da osservare è importante che sia “gradevole”, sì hai letto bene, gradevole.

Sembra scontato dirlo ma non lo è affatto e ti faccio un esempio: potresti voler scegliere come oggetto qualcosa di esterno, come una candela, chi non ha mai sentito della pratica Trikosan? il classico esercizio di concentrazione con la candela che perfino la console di giochi Wii aveva riproposto tra i suoi esercizi!

Scherzi a parte, quello che può sembrare adatto a tanti non sempre lo è, quando l’ho provata io (in piena crisi infiammatoria intestinale) guardare insistentemente la fiamma non mi ha trasmesso sensazioni molto piacevoli.

Esempio di oggetto non idoneo

Osservando la fiammella della candela c’era come una sensazione di rinforzo del calore nel mio corpo, cosa che in quel momento percepivo inopportuna e spiacevole.

Optai per l’osservazione di qualcosa che mi evocasse freschezza e armonia e presi un frutto, ma anche questa scelta si rivelò inadatta a me, infatti dopo un paio di tentativi mi resi conto che mi si attivava il desiderio di mangiare il frutto stesso con un aumento della salivazione alla Homer Simpson che rendeva praticamente impossibile proseguire la meditazione.

Sorridendo a me stessa, decisi di scegliere un altro oggetto di osservazione, uno meno materiale, ma che risultava abbastanza familiare dato che gli rivolgevo spesso l’attenzione durante la pratica yoga, questo oggetto era il respiro.

  • Osservare le sensazioni dell’aria entrare dalle narici, percorrere la strada dell’aria all’interno e poi con l’espiro seguirne la fuoriuscita;
  • percepire la stessa aria che era entrata con una certa temperatura, fuoriuscire più calda e più umida dalle narici….
  • a volte percepire l’effetto a distanza di questo flusso, come qualcosa di leggero nelle gambe, nelle braccia….

era sicuramente più nelle mie corde.

Tutto ciò per dirti di testare e provare gli oggetti: possono essere i pensieri stessi, ma quello che occorre valutare è quanto sia adatto quell’oggetto per te.

Quanto riesci ad osservarlo da una certa “distanza” senza caderci dentro?  E quando questo accade, perché fidati accade, te ne rendi conto subito o ci vuole un pò?

Se stai cominciando una nuova abitudine, una nuova pratica, se non vuoi abbandonarla subito dicendo “non fa per me!” cerca di partire dalla condizione più agevole e alzare l’asticella della difficoltà gradatamente.

Io ora posso meditare sia con il cibo che con la candela, anzi qui trovi la meditazione con la candela creata da me per bruciare le tossine 🙂

La relazione con il Tempo

Un altro fattore è il tempo: non è possibile oggigiorno pensare di fermarsi senza “fare nulla” per un’ ora e soprattutto farlo da un giorno all’altro con il nostro sistema di vita.

Il sistema mentale va in tilt, continua a inviarci pensieri disturbanti e boicottanti e ancora non siamo in grado di stare anche con essi. Anche per mantenere le qualità ARPA occorre allenarsi, per cui è davvero impensabile anche solo provarci.

Come in tutte le questioni di apprendimento anche in questo caso occorre partire con piccoli passi.
Apro un’altra parentesi e cioè che iniziare a praticare da soli è molto più difficile che farlo con qualcun’ altro;  cosa puoi fare?

  • sono nate delle bellissime app (Insight Timer solo per citarne una) che guidano visualizzazioni e/o meditazioni agevolando la messa in pratica per chi vuole iniziare individualmente e non ha mai provato prima;
  • iniziare a praticare in gruppo, di solito nei corsi yoga è possibile venire a conoscenza di gruppi che praticano il silenzio insieme. Oppure puoi cercare le associazioni o gruppi spontanei che lo fanno su internet. Io ho cominciato individualmente solo parecchi anni dopo aver cominciato in gruppo, ma tu scommetto che farai prima 🙂

Ti consiglio, se vuoi partire subito, di farlo per 3-5 minuti e creare una timeline che per esempio preveda 5 minuti alla settimana; 5 minuti due volte a settimana; 5 minuti tre volte a settimana e così via, ma il numero di settimane in cui procedere non deciderlo prima. Ricorda che poi il minimo sindacale affinché il “corpo” abbia un qualche beneficio a lungo termine dovrà attestarsi sui 15-20 minuti 😉 (il tempo che ci mette presumibilmente l’energia vitale per compiere un “giro” completo del corpo olistico).

Nonostante sia una praticante yoga non ti nascondo che non è assolutamente facile praticare tutti i giorni, perciò ti consiglio di aumentare le volte in cui pratichi nella settimana solo quando hai consolidato l’abitudine e ti rendi conto che riesci a mantenere lo sforzo per praticare con costanza.

Come allenarsi alla Meditazione

L’ultimo pilastro è il come, sì, perché devi sapere che meditare non è necessariamente stare seduti a terra a gambe incrociate.

Io mi alleno alla meditazione comodamente seduta su una sedia o su un sostegno che mi permetta di tenere la colonna vertebrale ben sostenuta con le spalle rilassate anche se non appoggio la schiena; le gambe, se sono sulla sedia, sono ben appoggiate a terra, e se ho la schiena appoggiata ad un muro, sono distese.

Il più delle volte lo faccio prima di scendere a fare colazione, seduta su una “mensola” ai piedi del letto, o dopo la pratica sul tappetino da yoga.

Ma come insegna Thich Nhat Hanh, possiamo allenarci al silenzio camminando, lavando i piatti, perfino cucinando, perché in definitiva qualsiasi cosa tu stia facendo o non facendo, il punto è concentrare l’attenzione su “qualcosa” e farlo rimanendo presente a te stessa; anche questo è meditare, si chiamano pratiche informali secondo la Mindfulness.

Mi auguro che con questo post e con il precedente tu abbia ricevuto una buona dose di energia per poter iniziare a coltivare il silenzio interiore.

Nel prossimo post ti parlerò dei benefici della meditazione o della pratica al silenzio, iscriviti alla newsletter e rimaniamo in contatto.

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Sono Trainer del Metodo Focusing e nella mia vita precedente, infermiera. Oggi mi prendo cura delle persone insegnando l’ascolto e l’accettazione incondizionata di sé perché pensare di sapere cos’è meglio per stare bene, non è sufficiente a cambiare. Stare incondizionatamente con quello che c’è è indispensabile per avviare un cambiamento reale che parte dall’autenticità. Conosciamoci meglio

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