Di obesità si parla poco e spesso male, è ora di sapere almeno 3 cose sull’argomento.
Nei giorni scorsi Enrica Crivello (lei e Ivan Rachieli hanno questa cosa fighissima chiamata Guido) ha segnalato nelle sue stories la puntata 589 del podcast di The American life “Tell me I am fat” in cui 3 persone parlano della loro obesità in 3 situazioni differenti e mi è molto piaciuta.
SINCRONICITA’
La stessa settimana sulla rivista Internazionale (ultra consigliato perché si occupa di questioni di cui non senti parlare nei telegiornali ma soprattutto ha degli articoli sul nostro paese davvero illuminanti) mi ha colpito un articolo scritto da un giornalista sportivo americano con problemi di peso e anche questo mi è piaciuto molto per come è stato trattato l’argomento.
Per finire la sequenza di coincidenze, il lunedì successivo sono dovuta andare in farmacia a prendere delle pastiglie e la commessa si è sentita in dovere di consigliarmi un macchinario sciogli grasso per addome, hai presente quelli che andavano di moda negli anni 80 che praticamente facevano ginnastica passiva e tu ti illudevi che quel mezzo cm che perdevi di liquidi era qualcosa di permanente e duraturo? Che questi macchinari miracolosi ti facevano dimagrire senza dover far niente?… sì proprio quelli!
Ho dovuto fare un grande sforzo per non ridergli in faccia ma anche per non sbottare di rabbia perché sinceramente non credo che se fossi stata sottopeso mi avrebbe consigliato un prodotto miracoloso per fare massa muscolare in poche ore… o forse sì, visto a cosa si sono ridotte a fare le farmacie oggigiorno!
3 episodi accomunati dal tema dell’ obesità
Queste mi sono apparse come sincronicità ossia “coincidenze significative” come le definiva C. Gustav Jung. Qualcosa che riguarda te o la tua vita in un dato momento si collega a fatti, segni, simboli o altro nell’ ambiente circostante quasi a evidenziare non solo una certa selettività dell’ attenzione inconscia, ma anche quanto il “dentro” sia collegato al “fuori”, ma solo a volte ce ne rendiamo conto.
Nel mio caso il fatto interno è stato a fine marzo fare da soggetto principale nel servizio fotografico per il blog, voglio rendere autentica e congruente la mia brand identity e mi sono messa in gioco fino alla fine.
Quindi faccio ufficialmente outing e ti dico ebbene sì, sono GRASSA.
La premessa è stata un po’ lunga perciò scrivo subito le 3 cose che devi sapere:
1-PREGIUDIZI
sinceramente non capisco perché chi non è grasso, molto spesso, non riesce a mettersi nei panni di chi lo è. Che sia ancora diffuso il pensiero e la convinzione che chi è obeso può dimagrire purché lo voglia. Spero di non darti un dolore ma non è così, te lo assicuro e i motivi sono diversi:
- Primo anche chi è grasso ha una vita come tutti gli altri, lavora, magari ha dei figli e una famiglia, giornate convulse e come tutti pochissimo tempo. Non è che una persona grassa ha tutta la giornata a disposizione per concentrarsi e focalizzarsi unicamente sul diventare magra magari passando ore e ore in palestra o in cucina a cucinare nel modo più sano e magari soddisfacendo anche i bisogni di tutta la famiglia (i ceci a lui no, la verdura cotta a lei non se ne parla ecc.) e magari facendo la spesa nei posti più adatti allo scopo come i mercati bio, a km 0, che non sono proprio 0, eheh.
- Secondo quest’ incomprensione è ancora più esacerbata dalle mode imperanti del veganesimo e del salutismo alimentare che ovviamente da sole non bastavano e si contendono lo scettro dell’attenzione con questa sorta di ossessione per il cibo che ha invaso tutti i mass media a tutte le ore… ma non eravamo noi grassi a pensare solo al cibo? Su questi palinsesti e il “non si fa più sesso” potremmo scriverci post e post, che te lo dico a fà!
- Terzo ma non per importanza, l’aspetto psicologico e lo stereotipo che l’obeso è una persona che ha certamente problemi psicologici irrisolti con la sua infanzia o blocchi emotivi da curare con la psicoterapia. Non è detto!
Forse invece è il caso di cominciare ad allargare lo sguardo e comprendere che qualcuno sta pagando più visibilmente di altri lo sviluppo industriale, le colture intensive, i veleni e l’ inquinamento che riguardano sistemi socio economici moooolto più grandi di noi ma che purtroppo stanno incidendo sul nostro DNA non solo con malattie autoimmuni, il cancro o le mille mila allergie anche se non lo dice nessuno.
2- ESSERE OBESI NON E’ UNA COLPA
- Dimagrire è una questione difficilissima quando di chili ne hai pochi figurati quando a dir poco sono 10-15-30 o più. Non si tratta di mangiare di meno, si tratta di molto di più, è un’impresa immane da tutti i punti di vista te lo posso assicurare perché anche se mi sono messa a dieta solo due volte in vita mia mi è bastato per comprendere che non è così, che il convincimento “si è grassi perché si mangia troppo rispetto a ciò che si brucia” non è l’unico fattore dell’equazione.
- Ormai è risaputo che se perdiamo peso ci sono dei meccanismi di compensazione per cui il peso perso, per lo più massa magra, viene sostituito da tessuto adiposo, da cellule che consumano meno energia a parità di introito alimentare, a causa del metabolismo dell’età della pietra che è predisposto ad allarmarsi quando perdiamo peso.
Purtroppo gli appelli alla vita sana non fanno che consolidare questa idea che il peso corporeo sia legato solo all’ autocontrollo ma allora che mi dici di quel bambino che a 8 anni pesa 60 kg come può aver colpa di questa condizione?
Essere nati con una predisposizione all’ accumulo di cellule adipose che si consolida entro i primi 12 anni, ci dice che probabilmente c’è un quid genetico che sommato a fattori ambientali, abitudini alimentari e motorie, aumenta l’accumulo in modo esponenziale. Si diventa grassi perché la genetica non è generosa, oppure perché si passa come tutti un momento difficile, oppure, per le donne, per effetto di una o più gravidanze o perché per anni, magari si è costretti a causa del poco tempo e dei pochi soldi, a fare una vita sedentaria. - Quello che vorrei fosse chiaro è che si diventa grassi anche per caso, sì e potrebbe capitare anche a te (immagina il mio dito indice che ti indica mentre lo leggi, eheh).
Non voglio rivendicare un “orgoglio grasso”, come quasi tutte le persone come me, che con eufemismo vengono definite oversize, vorrei essere più magra ma quello che vorrei ottenere di più è rispetto e comprensione: dalle altre persone e dalle Istituzioni. Magari qualche strumento per far emergere la discriminazione dove c’è, perché come viene sanzionata la discriminazione per razza, sesso, religione, così dovrebbe essere sanzionata quella per peso corporeo eccessivo.
3- DIRITTI DEI PAZIENTI
- Essere obeso è, in un certo senso, come essere ammalato oppure vecchio: ti rendi conto di cosa significa realmente solo quando grasso ci diventi, proprio come quando all’ improvviso ti ammali, oppure capisci di essere diventato anziano.
Sono condizioni della vita che tendiamo a rimuovere per anni e anni privando così, chi è già in quella situazione, della necessaria empatia che meriterebbe fino a quando non tocca a noi.
E la società intorno non è differente: mette al bando i malati e gli anziani chiusi nei nosocomi o nelle residenze per anziani (qualcuno vede cartelloni o pubblicità o fiction o film con moribondi o vecchi?) ma fra qualche anno quando la popolazione sarà per tre quarti di anziani allora forse vedremo Friends in versione di ottantenni alla riscossa, eheh.
E così si tende a nascondere anche i grassi e far finta che il problema sia solo loro, o meglio nostro, perché a differenza di chi è malato e anziano, chi è grasso è anche responsabile della sua condizione secondo i pregiudizi visti prima. - «Oggi i pazienti in eccesso ponderale non hanno diritto al ricovero in una struttura specializzata, a meno di complicanze gravi – dice Virginia Bicchiega (ricercatrice e nutrizionista dell’Istituto Auxologico Italiano di Piancavallo, Verbania) – Se il paziente non arriva all’ infarto o alle ulcere da diabete non è considerato malato. Chiediamo che possa essere ricoverato e curato, e che abbia accesso ai farmaci, i pochi che ci sono, per il trattamento dell’obesità” ad un Convegno sui diritti delle persone con obesità.
Additati, guardati con riprovazione, a volte derisi, noi grassi e intanto il problema dell’eccesso di peso diventa sempre più diffuso, un italiano su 10 secondo gli ultimi dati Istat. - Si rafforza lo stigma sociale verso chi ne è affetto, e l’effetto è quello di peggiorare non solo il benessere emotivo, ma anche quello fisico, compromettendo le possibilità di perdere chili e la salute in generale.
Chi subisce il pregiudizio riesce meno di altri a dimagrire, è più esposto a disturbi psichici e fisici, evita di sottoporsi a controlli. Basti pensare che recentemente in Gran Bretagna lo stesso Nice (National Institute for Health and Care Excellence) ha diffuso delle raccomandazioni rivolte ai medici per migliorare l’assistenza alle persone obese. Fra l’altro, si raccomanda di usare toni rispettosi e non denigratori, di fare il possibile per rendere accessibile lo studio e l’ambiente, di fornire informazioni realistiche su quanto peso il paziente può perdere, o quanto aumento di peso futuro può prevenire.
Concludendo
Mi sembra che per adesso il quadro generale è abbastanza completo, se vorrai sapere come ho imparato a convivere con la “mia” obesità, iscriviti alla mia lista e riceverai il prossimo post a fine mese.
Ti lascio con una riflessione di Susannah Conway, lei si riferisce alla menopausa, ma credo si adatti bene anche a questo tema:
“Mi sono abituata ad avere il controllo sulla manifestazione fisica del mio io, ma il mio corpo sta improvvisamente camminando per il suo percorso predestinato.
Il mio corpo sta cambiando. Sto cambiando. Non posso fermarlo, quindi dovrò sedermi con le mie paure e imparare il nuovo linguaggio del mio corpo”.
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