Questo articolo è un inno alla noia ed è nato nella metro A di Roma durante un week-end di formazione, mentre seduta aspettavo la fermata in cui scendere, con una specie di sorrisetto idiota stampato sulla faccia, osservavo le persone con cui stavo condividendo quella trasferta metropolitana.
Praticamente tutti i viaggiatori, di sesso, etnia ed età differenti, in piedi o seduti, erano impegnati a leggere, ascoltare o scrollare il loro cellulare! Ovviamente è una cosa che faccio anche io, in treno o specialmente in situazioni di attesa in coda alle poste o dal medico.
Dopo tutto si producono un miliardo di cellulari all’ anno, secondo il magazine “Voglio vivere così”; qualcosa mi dice che ormai non siamo noi ad usare loro, ma loro ad usare noi, eheh.
Così quella volta anziché dare seguito al solito automatismo mi sono fermata e mi sono chiesta:
- cosa mi impedisce di rimanere in attesa senza “fare” qualcosa nel frattempo?
- come mai senza quasi accorgermi tiro fuori il cellulare dalla borsa o tasca e comincio a scorrere tra notifiche social, mail, foto o altro?
- con quale sensazione non voglio stare?
Ovviamente ognuno di noi può dare risposte differenti a ciascuna di queste domande, quello che è successo a me, subito dopo aver approfondito il perché (in realtà dopo diversi perché) e aver fatto emergere così cosa c’era sotto, è stato arrivare all’idea di scrivere questo articolo 🙂
“C’è chi l’amore lo fa per noia chi lo sceglie per professione” Bocca di Rosa, Fabrizio De Andrè
Cervello
Nei frangenti di noia il nostro cervello rielabora i pensieri inconsci per poi portarli all’ attenzione della coscienza.
Il primo dei motivi per cui decidere coscientemente di assecondare la noia è che proprio nella noia il cervello approfitta per far sedimentare le informazioni accumulate nell’ esperienza e nel vissuto, creando così connessioni ed elaborazioni.
In assenza dell’ennesimo stimolo sensoriale, cognitivo ed emotivo può finalmente fare il punto, spaziare nell’ immaginativo e nel contemplativo, e quando gli ricapita?!
Il mio senso materno si gonfia di orgoglio per aver impedito che il mio unico erede trascorresse tutti i giorni e le ore della sua giornata impegnato in qualcosa: non avrebbe scoperto che poteva arrampicarsi sull’ albero kaki, costruire un ponte sul piccolo rivolo in secca vicino casa o piantare chiodi nel terreno mentre il nonno lavorava in giardino!
Il dizionario descrive così la Noia:
sostantivo femminile, Senso o motivo di malessere interiore, connesso a una prolungata condizione di uniformità e monotonia e talvolta associato a impazienza, irritazione, disgusto, o di avvilimento psicologico derivante da mancanza d’interessi o da passiva indifferenza nei confronti della vita: Diman tristezza e noia Recheran l’ore (Leopardi); Volti familiari che oggi sperde Non più il sonno ma un’altra noia (Montale).
La noia non è apatia
Quello che spesso si fa è associare la noia all’ apatia, anche se i due termini sono spesso usati come sinonimi, essere annoiati è molto diverso dall’essere apatici, e ad esempio ritrovarsi sul divano a fare zapping in preda all’inedia.
Secondo James Danckert, psicologo cognitivo dell’Università di Waterloo, “la noia implica l’urgenza di voler fare qualcosa, una forte motivazione a tenersi impegnato ma anche la totale, apparente assenza di un’attività che in quel momento possa soddisfarci”.
Creatività
E quindi arrivo al secondo motivo per cui la noia è importante, e cioè la creatività a cui si collega. A parte averne avuto subito conferma in metro, dando voce a questo articolo, la creatività è quella capacità/qualità che utilizziamo tutti i giorni.
Alzi la mano chi l’ha sempre associata solo all’ aspetto artistico (la sto alzando) mentre invece è qualcosa che utilizziamo tutti i giorni quando risolviamo problemi di lavoro, familiari, relazionali, personali. La creatività è problem solving!
Scoperte
Il terzo ed ultimo motivo per cui è importante la noia è che annoiarsi vuol dire imparare anche a stare con il non-conosciuto, il non-fare, il darsi la possibilità di scoprire “cose” che altrimenti non avrebbero abbastanza spazio o voce nella fitta rete di agende cariche di appuntamenti, impegni, a volte cose piacevoli, ma comunque note e per lo più familiari o conosciute.
Concludo ricordando a tutti noi che dell’universo il 4% è ciò che si conosce, il resto, massa ed energia lo chiamiamo “oscuro” e di quel 4% visibile è ancora tanto il mistero.
E in questo momento collego questa informazione a quella analoga che riguarda il nostro cervello, di cui è ancora tanto quello che non conosciamo rispetto a ciò che conosciamo di lui.
Sei pronta a vivere meglio il prossimo momento di noia?
0 commenti