Proseguo i post dedicati ad Iniziare il Nuovo Anno col piede giusto, dopo quello su come la scrittura può aiutarti a stare meglio, eccomi qui a proporti un altro strumento che ha diversi benefici non sempre immediatamente ricollegabili alla sua pratica, ma indubbiamente dipendenti da essa, mi riferisco alla meditazione…tu sai come meditare?
Meditazione, ci fai o ci sei?
- Forse ne sai già abbastanza di meditazione e sei arrivata qui per caso e sogghignando vuoi proprio leggere cosa scrivo al riguardo XD;
- ne hai sentito parlare, hai una vaga idea di cos’è ma non hai mai provato a meditare;
- hai provato a sederti a gambe incrociate, occhi chiusi a fare…non si sa bene cosa e perché…. ma l’argomento ancora ti incuriosisce;
- hai iniziato a praticare il silenzio e sei nella fase “paragoni e confronti” e qualcosa in te vuole sapere se stai facendo tutto bene!
La premessa è legittima, visto che la meditazione è un po come lo yoga, tutti conoscono il termine, tutti hanno un immaginario collegato ad esso, ma pochi sanno veramente di cosa si tratta.
I praticanti esperti e/o insegnanti di discipline varie e propedeutiche a questo tipo di ascolto interiore e disciplina, sanno che esistono millemila sfaccettature e differenze sull’argomento.
Differenze che non riguardano solo la teoria ma anche la pratica perché in effetti certi termini rimangono gli stessi ma possono riferirsi a cose differenti.
E’ uno stato dell’essere
La prima cosa che quindi devi sapere è che la Meditazione è uno stato dell’essere, uno stato che la coscienza raggiunge quando l’osservatore o meditatore sperimenta tre fasi:
- La fase della concentrazione
- La fase della fusione
- La fase della meditazione
Quindi quando qualcuno dice faccio meditazione, in realtà il sottotitolo è:
“mi sto allenando per raggiungere lo stato di coscienza meditativo”.
Come te lo spiego?
Quello che mi ha aiutata a pensare come scrivere questo primo post, che potesse aiutarti a comprendere in via teorica questo stato di coscienza, è stato il ricordo di un personaggio della nostra cultura religiosa ma anche letteraria, San Francesco.
Una cosa davvero strana, visto che io non ho mai letto il Cantico delle Creature (ma dopo questo post andrò sicuramente a leggermelo) e ho in comune con la sua storia solo i ripetuti viaggi in Umbria, sarà per questo che il mio inconscio ha fatto emergere questo esempio?
Rammento delle raffigurazioni in cui il Santo parlava con gli uccelli e altre creature viventi e perciò ho immaginato la scena in cui osservava la natura del cielo e della terra, “E tutte le creature che sono sotto il cielo, ciascuna secondo la sua natura servono, conoscono e obbediscono al loro creatore meglio di te, o uomo”.
Dall’osservazione, concentrazione, alla fusione
Osservazione più semplice da fare nella condizione di povertà che lui scelse.
Oggi possiamo avvicinarci a quell’essenzialità scegliendo la via del minimalismo e di pratiche di vita come quelle suggerite dalla regina del Decluttering, Marie Kondo, ma dè (come dicono i livornesi) intanto ci possiamo provare anche con quello che abbiamo!
Come avrai immaginato questo stare con la Natura ha richiesto a San Francesco un certo grado di concentrazione. Mantenere l’attenzione su qualcosa, nel suo caso creature viventi e cose di Natura, ha fatto sì che dall’osservazione passasse alla contemplazione.
A questo punto “chi osserva” comincia a percepire che quelle cose che percepisce separate da sé, in realtà hanno una risonanza con “qualcosa” in lui.
Risonanza e connessione
Il passaggio successivo a quella risonanza è la connessione/fusione tra quello che prima era percepito come separato, “oggetto osservato”, e quello percepito internamente dall’ “osservante”.
Il lupo, gli uccellini e le altre creature animate e non, “parlavano” a San Francesco perché non c’era più separazione e distinzione tra lui e le stesse, tra lui e la materia di cui è composto l’Universo e nel contempo c’era un Sé consapevole di tutto ciò.
Muoversi nel mondo vivendo l’esperienza di connessione e fusione, modifica a livello profondo la percezione di Sé in relazione al Tutto, questo è essere in Meditazione.
Per dirla alla Patanjali (responsabile della trascrizione scritta dei Testi Sacri dello Yoga) è il raggiungimento del Samadhi.
Spero di non aver fatto nessun torto né all’opera di San Francesco né a quella di Patanjali semplificando al massimo la descrizione di questo Stato di Coscienza che in occidente abbiamo definito Beatitudine e in oriente Meditazione ma che alla fine secondo il mio modesto parere hanno molto in comune.
Quali Oggetti?
Questa specificazione è dovuta al fatto che le tecniche per pervenire allo stato di meditazione sono differenti e anche la natura degli “oggetti” almeno inizialmente lo è.
Ad esempio nella meditazione Vipassana (forse la più diffusa) gli “oggetti” di attenzione sono differenti primari e secondari, alcune fonti li suddividono in 7 categorie, alcune riguardano oggetti esterni, altri interni.
Mentre nello yoga, ad esempio c’è la meditazione Trataka, una pratica utilizzata specie nella fase di “pulizia della mente”. Consiste nel fissare un oggetto ripetutamente, per poi chiudere gli occhi e riprodurlo nella nostra mente, proprio all’altezza del nostro terzo occhio o sesto chakra (il punto tra le sopracciglia).
Se vuoi provare a eseguirla metto quella che ho elaborato io con una candela.
Bene per la parte più pratica ti aspetto la prossima settimana, scrivimi nei commenti cosa ne pensi fin qua e se vuoi ricevere gli aggiornamenti in tempo reale, iscriviti al blog attraverso la pagina dedicata alla Newsletter.
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