In questo articolo scrivo come essere un leader e come questo ruolo può essere importante per affrontare cambiamenti e conflitti in una organizzazione o in un gruppo.
Lo faccio proponendo di sovrapporre poi queste considerazioni a quello che chiamo il nostro “condominio interiore”.
Come la Psicosintesi insegna, la nostra più grande illusione è quella di essere soggetti integrati, completi e soprattutto, avendo un solo corpo, essere UNO.
Se non sono UNO, chi sono?
È la domanda delle domande.
Ad una prima occhiata, possiamo dire di essere l’insieme di tutti i nostri vissuti, i condizionamenti educativi, sociali, culturali che abbiamo assunto dall’ambiente “esterno” con le predisposizioni presenti alla nascita legate a temperamento, patrimonio genetico ed evolutivo e, in definitiva, all’ambiente “interno”.
Questo insieme si organizza in parti, pezzettini (per dirla alla focusing) modelli, subpersonalità dentro di noi che, lungi dall’essere collaborative e integrate tra loro, finiscono per assomigliare sempre più a un governo disomogeneo, ora guidato da un tiranno (Giudice o critico interiore) ora da un capo più che democratico, spesso accondiscendente (che non tiene conto di limiti e risorse realmente a disposizione) e che in definitiva ci lascia navigare senza rotta e spesso nel caos e anarchia più totali oppure in balia della “legge del bisogno più forte” in quel momento.
Scherzo ovviamente, ma nemmeno troppo se pensiamo a quante volte non riusciamo a “sbloccare” tutto il nostro potenziale inespresso.
I ministri di questo governo interiore (come lo definisce M. Scardovelli) confliggono spesso tra loro perché ognuno è guidato da bisogni, volontà, aspettative da soddisfare.
Istanze che spingono ora in una direzione, ora nell’altra e che nei diversi “membri” causano il perseguimento di direzioni opposte, alleanze temporanee e molto raramente in collaborazioni coordinate, forti, e piene di energia per obiettivi condivisi.
Ecco perché oggi scrivo chi è, cosa fa e come lo fa un leader
Chi è Leader
Un tempo alla termine leader veniva associato solo ed esclusivamente il significato di eroe colui che comanda colui che prende le decisioni e che oggi definiremmo come Capo, mentre adesso in una visione più sistemica viene rappresentato come uno specialista delle relazioni.
Secondo lo scrittore, psicologo e giornalista statunitense Daniel Goleman ciò che rende leader è la
“… capacità di influenzare la gente, e aiutarla a lavorare meglio per raggiungere uno scopo finale in comune”
Il suo ruolo è quello di:
- organizzare i vari pensieri
- dare ordine quando intorno si presenta il caos
- motivare i collaboratori
- valorizzare le risorse e stimolare la crescita personale e professionale
insomma si può definire un educatore che porta il gruppo alla maturazione e alla consapevolezza di essere responsabili del proprio e altrui apprendimento.
Tutte queste competenze non possono fare altro che aiutare la crescita del gruppo che è chiamato a gestire.
Quindi la leadership è il “potere” che deve possedere chi dirige organizzazione dinamiche aperte.
Un buon leader non lavora “per” o “sul” gruppo ma lavora “con” il gruppo.
Rispetto la motivazione del gruppo questa viene garantita ai singoli individui grazie al supporto orientato a mantenere la direzione corretta, favorire il raggiungimento degli obiettivi anche quando si presentano difficoltà e/o resistenze al cambiamento, che sono gli ostacoli principali che si possono presentare all’interno del gruppo.
Come descrivevo in è Carnevale, ma la maschera la portiamo tutto l’anno.
Si può dire che un Leader potenzia e guida i membri del gruppo all’assunzione di responsabilità rispetto i valori e i principi guida a sostegno del gruppo stesso.
Cosa fa un Leader
- Organizza e verifica le situazioni all’interno del gruppo affinché ci sia coerenza tra gli obiettivi del gruppo e i membri dello stesso
- Potenzia le capacità dei membri e favorendo l’assunzione di responsabilità di ognuno per la realizzazione degli obiettivi
- Garantisce la flessibilità nella distribuzione dei compiti in base alle caratteristiche e alle funzioni dei membri del gruppo
- Favorisce la negoziazione di idee e proposte condivise
- Attua con pragmaticità le possibili soluzioni in relazione alla situazione del momento
- Dirige, pianifica, progetta ma sempre tenendo conto e rispettando le tempistiche e l’utilizzo più appropriato delle risorse a disposizione.
Come garantisce il raggiungimento degli obiettivi?
Lo fa coltivando questi comportamenti:
- capacità relazionali che garantiscono il riconoscimento dei bisogni individuali e delle capacità per metterle a servizio del gruppo
- promuovendo le relazioni tra membri e la consapevolezza della loro interdipendenza
- gestendo i conflitti e non evitandoli per creare coesione nel gruppo
- conservando l’attenzione è l’osservazione dei singoli e delle dinamiche tra loro sempre in movimento per favorire l’integrazione tra bisogni individuali e collettivi
- considerando non solo gli aspetti sociali ma anche psicologici che interessano il gruppo nelle singole parti e nelle interazioni complesse che esistono tra loro; nel contempo rafforzando la fiducia, la condivisione con gli strumenti della negoziazione e della flessibilità anche tra gli stessi.
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